Episodio pilota. Prima parte
Arrivo su Saruka
Si era seduta per prima e aveva scelto il posto meno appetibile, subito dietro la cabina di pilotaggio. La porta era aperta e poteva guardare dentro. Si era persa nello studio della console di comando. Dopo un po' un caporale le si era piazzato davanti, apostrofandola in modo brusco.
Caporale - Cosa stai guardando, soldato?
Khady - Niente, caporale.
Aveva alzato la testa, per guardare il caporale, e la bretella dell'imbragatura si era spostata. Il caporale aveva infilato le dita sotto la sua spallina e le aveva immediatamente ritirate, abbasando i toni.
Caporale - Ma voi siete un ufficiale. Cosa ci fate qui? Dovreste essere dietro, questo è un posto da soldati.
Khady aveva girato la testa verso la coda della navicella, alla parete oltre la quale c'erano le comode poltroncine per gli ufficiali, poi era tornata a guardare il caporale.
Khady - Posso lo stesso restare qui?
Caporale - Come volete, sottotenente. Ma non potete spostarvi durante il volo.
Lei aveva fatto un semplice gesto d'assenso. Poco dopo, un soldato aveva aperto lo scompartimento bagagli sopra di lei e ci aveva messo la sua borsa, lo aveva richiuso e le si era seduto affianco. Si era guardato un attimo attorno, poi le aveva porto la mano.
Taro - Taro. Tu?
Lei l'aveva stretta e gli aveva sorriso, prima di tornare a guardare la cabina.
Khady - Khady.
Taro - Prima volta?
Khady - Non proprio.
Taro - Per me sì.
Si era sistemato meglio, aveva mosso un po' le mani davanti a sé e stretto le cinghie. Era così allegro e agitato che Khady non poté fare a meno di ridere. Taro si sporse verso la cabina.
Taro - Quanto mi piacerebbe saper pilotare uno di questi cosi. Ho fatto domanda per gli elicotteristi, dice che su Saruka siano a corto, per questo vado lì. Tu, dove stai andando?
Khady - Saruka pure io.
Taro - Ma dai? Così facciamo il viaggio insieme.
Khady annuì. Il caporale di prima si ripresentò davanti a loro. Gambe leggermente divaricate, una mano dietro la schiena e l'altra lungo la coscia, stava aspettando che tutti facessero silenzio. I due piloti gli passarono a fianco, lo salutarono con un cenno, entrarono nella cabina e chiusero la porta.
Caporale - Allora, non potete alzarvi durante il volo, qualunque cosa succeda. Le vostre cinghie sono bloccate e si aprono solo in caso di emergenza, quindi, se si aprono, iniziate a pregare. Tenetevi per tutto il viaggio perché qui se si balla, si balla all'improvviso e non voglio gente che piange perché ha sbattuto la testa o le chiappe. Tutto chiaro?
Il coro di «Sì, signor caporale, signore» fece sorridere Khady, che non vi partecipò. Il caporale se ne accorse, ma non poté dirle niente, e si limitò a scuotere la testa. Andò a sedersi dall'altra parte, verso la coda.
Taro prese un grosso respiro e si appoggiò alla parete. Khady fece lo stesso, ma chiuse anche gli occhi. Si stava concentrando sui rumori che arrivavano dalla cabina. Si voltò verso Taro.
Khady - Preparati. Appena cercherà di alzarsi avrà uno strattone.
La navetta si alzò in volo e fece un mezzo giro su sé stessa. Si fermò un attimo a mezz'aria, salì con sforzo di neanche dieci metri, poi si abbassò di colpo di quasi cinque. Davanti a Khady, uno dei soldati sbatté la testa contro il portabagagli. Dalla cabina arrivò una sommessa imprecazione.
Taro - Come facevi a saperlo?
Khady si limitò a sorridere, con la testa appoggiata alla parete e gli occhi chiusi. Dalla cabina arrivarono altri rumori e la navetta iniziò ad alzarsi con molto meno sforzo. Taro guardava Khady a bocca aperta. Notò le sue spalline e la sua bocca si richiuse lentamente.
Taro - Perdonate, sottotenente, non avevo notato. Non pensavo che gli ufficiali viaggiassero coi soldati.
Khady - Non preoccuparti. Sono io fuori posto.
Khady aveva riaperto gli occhi. Taro era imbarazzato e fissava le sue ginocchia.
Khady - Vai su Saruka, anche tu?
Taro - Sì. Per, gli, per gli elicotteri.
Khady - Ho sentito. Sai che tipo di posto è?
Taro - Mi hanno detto che c'è un sacco di sabbia.
Khady - Anche a me.
Rimasero in silenzio. Khady guardò un po' gli altri soldati. Non erano tutti giovani, ma erano quasi tutti alla prima esperienza. Solo qualcuno, un gruppetto separato, sembrava avere più confidenza col volo. Il caporale la stava guardando. C'era qualcosa che disapprovava, in lei, qualcosa che Khady non riusciva a capire.
Khady sollevò un attimo gli occhi, poi li chiuse per ascoltare meglio la cabina.
Khady - Ci siamo un'altra volta. Quando usciamo dall'atmosfera, questo ci fa fare un altro salto. Sta salendo troppo velocemente.
Taro si guardò intorno. Non c'erano finestrini, non c'erano strumenti, tutto gli sembrava sempre uguale.
Taro - Scusate, ma come fate a capire...
Khady - Lo devi sentire qui.
Khady si portò una mano alla pancia.
Khady - E qui.
Indicò le orecchie.
Khady - E' difficile da spiegare, ma dopo un po' ci fai l'abitudine. Usciamo dall'atmosfera tra poco, ma avrebbe già dovuto avviare la procedura per cambiare l'assetto, ma non l'ha fatto.
Taro - E come fate a sapere che non l'ha fatto?
Khady si portò l'indice alle labbra.
Khady - Chiudi gli occhi.
Dopo poco, Taro sentì un cambiamento nel rumore del motore della navetta.
Khady - Ecco, adesso ha cambiato l'assetto. Hai sentito?
Taro - Sì, la navetta ha cambiato rumore.
Khady - Esatto. Ma è troppo tardi. Tra un minuto balliamo, tieniti.
Khady afferrò le cinghie. Taro la imitò e come lei si appoggiò alla parete. La navetta iniziò a sbattere in tutte le direzioni. Nonostante le cinghie, parecchi soldati furono sbalzati e colpirono la bagagliera o finirono addosso agli altri. Taro si sentì afferrare le gambe, che volarono in alto, poi ripiombò a sedere sbattendo i piedi. I talloni avevano urtato il sedile, ma era niente in confronto al suo vicino, che era stato colto impreparato e, proiettato in avanti, era stato trattenuto dalle cinghie e ora passava la mano dolorante sulle spalle e la pancia. Si girò verso Khady per ringraziare, ma lei era completamente sbiancata, aveva chiuso gli occhi e stava cercando di riprendere il controllo del suo respiro.
Taro - Tutto bene, sottotenente?
Khady alzò una mano per tranquillizzarlo.
Khady - Sì, sì, non preoccuparti.
Il suo respiro si stava calmando.
Taro - Siete sicura?
Khady riaprì gli occhi.
Khady - Sì. Lo senti?
Taro - Cosa?
Khady - Il silenzio. Siamo nello spazio.
Taro chiuse gli occhi e si concentrò. Il rumore dei motori e dell'aria erano cessati. Riaprì gli occhi e vide Khady che aveva iniziato a massaggiarsi le gambe.
Taro - Siete sicura di stare bene? Non è che vi ha colpito qualcosa?
Khady - No, non mi ha colpito niente. Sono solo le mie gambe, che al solito fanno i capricci, ma adesso passa tutto.
Il caporale sganciò le sue cinghie e si alzò. Si girarono tutti verso di lui.
Caporale - Bene, tutti interi, mi auguro. Arriviamo tra cinque minuti. Quando le vostre cinghie si apriranno, voglio che prendiate le vostre cose, usciate e vi mettiate tutti in riga. Verrete chiamati e assegnati alle vostre navi.
Dopo il rituale «Sì, signor caporale, signore», il caporale si avvicinò a Khady.
Caporale - Signora, voi dovreste raggiungere gli altri ufficiali.
Khady - Lo immaginavo.
Caporale - Dove andate?
Khady - Saruka.
Caporale - Primo incarico?
Khady - Sì.
Il caporale distolse lo sguardo e sospirò.
Caporale - Sentite, non mi risulta ci siano altri ufficiali che vanno a Saruka da questa navetta. Solo un soldato.
Khady - Credo sia il soldato Taro, qui.
Caporale - Bene. Quelli non si disturbano a venire a chiamare per l'appello. Quando siete scesi, vi faccio vedere dov'è la vostra nave.
Khady - D'accordo, caporale, grazie.
Il caporale tornò a sedersi. Khady si girò verso Taro.
Khady - Sembra che siamo degli animali rari.
Taro - Già. Sarà un brutto segno?
Khady - Mah, forse è solo un posto poco affollato.
La navetta attraccò, sbattendo leggermente contro il molo.
Khady - Abbiamo finito questa tortura.
Le cinghie si aprirono.
Khady - Puoi aspettare ad alzarti? Tanto siamo solo noi due, possiamo prendercela con calma.
Taro - Certo.
Aspettarono che la navetta si svuotasse, poi Taro si alzò e aprì la bagagliera, tirando fuori i suoi bagagli. Khady si appese a una maniglia e si tirò su con le braccia. Strinse i denti cercando di non appoggiare troppo i piedi a terra.
Taro - Avete bisogno di una mano?
Khady - Sì, grazie, puoi prendermi le mie stampelle?
Taro guardò nella bagagliera e tirò fuori due stampelle. Khady si resse un attimo in equilibrio, le prese e le appoggiò a terra. Ci si appoggiò, tolse il peso dalle gambe e fece un sospiro di sollievo. Taro aveva tirato giù anche la sua borsa.
Taro - Avete altro?
Khady - No. Passami pure la borsa.
Taro - State scherzando?
Khady fece una mezza risata.
Khady - Per via di queste? Non devi preoccuparti, ormai ci sono abituata. Passami la borsa.
Khady si era appoggiata su una delle due stampelle e aveva afferrato la sua borsa. Taro era scettico, ma gliela lasciò. Lei se la mise a tracolla, poi riprese la seconda stampella e fece cenno a Taro di avanzare.
Khady - Usciamo da questa trappola prima che decidano di farci fare un altro giro.
Taro andò verso il portellone d'uscita, girandosi ogni tanto indietro a controllare. Sorvegliò come scendeva dalla rampa.
Khady - Smettila di controllarmi.
Si avvicinarono al caporale, che la squadrò da capo a piedi.
Caporale - Siete sicura che andate su Saruka?
Khady - Così c'è scritto sui miei ordini.
Caporale - Come volete. Laggiù, quella nave nera.
Khady - All'inizio della piattaforma?
Caporale - Sì. Partite tra un'ora. Quelli di Saruka sono sempre i primi a partire.
Khady lo guardò sorridendo.
Khady - E gli ultimi a tornare?
Il caporale la guardò serio, per niente divertito dalla battuta.
Caporale - No, signora, di solito da Saruka non si torna. In bocca al lupo, sottotenente. Anche a voi, soldato.
Il caporale salutò e tornò ad occuparsi degli altri soldati. Khady e Taro si incamminarono verso la loro nave.
Taro si era avviato lentamente. Khady, che stava cominciando a non sopportare tutte le sue attenzioni, lo aveva riportato a una velocità più normale. A pochi passi dal portellone della nave, Khady si fermò e prese la sua lettera d'incarico dalla tasca esterna della borsa. Il caporale all'ingresso la squadrò.
Caporale - Dove state andando, sottotenente?
Khady - Ho un'assegnazione su Saruka.
Caporale - Voi?
Khady gli aveva porto il foglio, il caporale l'aveva preso scettico, ma c'era proprio scritto Saruka, nella lettera.
Caporale - Al comando devono avere uno strano senso dell'umorismo. Eccovi qui, sottotenente Khady. E tu?
Taro - Soldato Taro, signore.
Caporale - Sì, ci sei. Bene, siete gli ultimi due, venite con me.
Aveva smontato il suo tavolino e l'aveva preso sotto braccio. Aveva indicato agli altri due di salire, poi li aveva seguiti. Arrivato in cima, aveva premuto un pulsante e il portellone si era chiuso.
Caporale - Allora, soldato, segui questo corridoio fino in fondo, poi svolta a destra e chiedi. La tua camerata è lì.
Taro - Sì, signore, grazie.
Taro si era girato verso Khady.
Taro - E' stato un piacere, conoscerla, sottotenente.
Khady - Anche per me.
Caporale - Seguitemi, sottotenente.
Erano entrati in un ascensore, erano saliti e poi ne erano usciti in un corridoio. Khady seguì il caporale fino ad una porta, dove lui bussò. Venne ad aprire una ragazza in divisa da tenente.
Tenente - Caporale?
Caporale - Ho portato la vostra compagna di stanza, tenente. Dividerete la camera con lei fino all'arrivo.
Tenente - Bene. Vieni, mi chiamo Sandra.
Porse la mano a Khady, poi si accorse delle stampelle e abbassò il braccio.
Sandra - Ti serve una mano?
Khady - No grazie, faccio da me.
Sandra le indicò il suo letto, Khady si avvicinò, lasciò andare una delle stampelle e posò la borsa. Poi riprese la stampella e si girò, porgendo la mano a Sandra.
Khady - Io sono Khady.
Caporale - Sottotenente, questa è la vostra chiave. Tenente, potete spiegare voi al sottotenente...
Sandra - Certo, spiego tutto io. Grazie, caporale.
Il caporale salutò e uscì. Khady guardò verso Sandra.
Khady - Posso sedermi?
Sandra - Sì, certo, bè, non importa essere così formali.
Khady si sedette sul letto e Sandra le si sedette di fronte. Non sapeva cosa dire.
Sandra - Sottotenente? Non hai fatto l'accademia?
Khady - Non quella dell'esercito.
Sandra - Vieni dai sottufficiali?
Khady - No. Vengo dalla marina.
Sandra aveva ancora meno da dire. Khady la studiò un po'.
Khady - Cos'è che dovevi dirmi?
Sandra - Sì. Dopo che siamo partiti, quindici minuti dopo la partenza, dobbiamo essere tutti nella palestra. Hanno detto che iniziamo subito l'addestramento.
Khady - Addestramento? Qui, sulla nave?
Sandra - Boh, sembra così.
Bussarono alla porta. Sandra si alzò e andò ad aprire. Fuori, in corridoio, c'era un gruppetto di altri ufficiali. Uno di questi entrò e si girò verso Khady.
Bali - Piacere, io sono Bali.
Khady - Khady.
Si girò verso Sandra.
Bali - Noi andiamo in perlustrazione, vi va di venire?
Sandra guardò Khady.
Sandra - Non so, sai, forse dovremmo prepararci.
Bali la guardò perplesso. Khady rise scuotendo la testa, prese le sue stampelle e si alzò.
Khady - Io direi che possiamo andare.
Bali fissò Khady che si muoveva come uno strano animale a quattro zampe. Khady sospirò, guardando Bali che guardava le sue gambe. Parlò a voce abbastanza alta perché si sentisse anche fuori.
Khady - Ho avuto un incidente. Le mie gambe mi fanno un male cane, ma posso muoverle e anche stare in piedi senza stampelle per qualche secondo. Ogni tanto bisogna che mi fermi, ma per il resto è ok. Il dottore ha detto che passerà. Forse. Domande?
Bali - No, no, scusami, non volevo.
Era visibilmente imbarazzato. Khady uscì dalla stanza.
Khady - Allora, questa perlustrazione?
Khady superò il gruppetto e si diresse verso la fine del corridoio. Si fermò quando sentì attivarsi l'altoparlante. Stavano lasciando lo spazioporto esterno di Mund. Khady si avvicinò a una parete, la guardò un po', poi trovò il pulsante che cercava. La saracinesca esterna si aprì. Gli altri si avvicinarono meravigliati. Di fronte, avevano solo lo spazio infinito. Khady posò una mano sul vetro.
Sandra - E' meraviglioso.
Le stelle si mossero davanti a loro. La nave si staccò dal molo e girò su sé stessa. Videro Mund sotto di loro ed ebbero l'impressione di poterlo toccare allungando una mano. Poi Mund iniziò a rimpicciolirsi. Parecchi di loro agitarono la mano in segno di saluto e a qualcuno scese una lacrima lungo la guancia.
Khady - Non dovevamo trovare una palestra?
Girovagarono per i corridoi, scoprendo la mensa, un bar, un piccolo negozio di articoli vari, una sala ricreativa e persino una sala di lettura. Alla fine, trovarono anche la palestra, che Khady suppose fosse una stiva riadattata. Entrarono timorosi, rimanendo vicini alla parete. Solo Khady, presa dalla sua ricostruzione, avanzò di qualche metro continuando a fissare il soffitto.
Dalla parte opposta, seduto su un tavolo, c'era qualcuno che li stava aspettando. Questo qualcuno, un sergente, li contò. Erano otto.
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